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Inter-Barcellona: quando una partita diventa epica

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L’epica a volte s’impossessa del calcio. Gli dei dell’Olimpo decidono di scendere dal monte e di guerreggiare tra di loro

L’epica a volte s’impossessa del calcio. Gli dei dell’Olimpo decidono di scendere dal monte e di guerreggiare tra di loro, sgambettando i giocatori, facendoli scivolare, scatenando la pioggia quando già il risultato è nella storia della Champions. Il ritorno della semifinale Inter-Barcellona, dopo il 3-3 pirotecnico in Catalogna, si vive per fotogrammi. Segna Lautaro, che recupera all’ultimo, il raddoppio a tempo scaduto avviene su un rigore che vede solo il Var, Acerbi invece di esultare vorrebbe lo scalpo di Inigo Martinez, perché gli ha scatarrato addosso. Che resta il gesto più vile in un rettangolo di gioco. L’arbitro Marciniak gestisce con  calma, sembra quasi un padre di famiglia, dialoga coi giocatori, spiega, li rimbrotta, li consola quando la decisione non li convince. Si va al riposo sul 2-0 nerazzurro, ma si immagina il ritorno dei ragazzini terribili, quelli che nel pomeriggio il tecnico dell’Italvolley, Julio Velasco, ha indicato come fenomeni, cioè Yamal e Pedri, 36 anni in due, che in Italia per via della giovane età non giocherebbero mai. E la reazione azulgrana c’è. Ed è un ribaltone. Carlos Augusto brancola nel buio, soffre Yamal, che sulla corsia destra è come se giocasse nel corridoio di casa con la palla di pezza. La squadra di Flick palleggia e fa girare la testa: a una manciata di attimi dalla fine arriva il 3-2 di Raphinha, quello di padre italiano, e credi che sia finita, anche perché Yamal sguscia ancora via e centra il palo. Sì, credi che sia finita. Macché. L’Inter, che stava sulle corde e non sembra avere nemmeno la voglia di reagire, trova la zampata da centravanti di uno dei giocatori più generosi: sull’ennesimo assist di Dumfries la girata di Acerbi è inspiegabile, si infila nel sette e gela Szczesny. È il 93’. Acerbi corre sgraziato, si toglie la maglia, non sa nemmeno lui come esultare, mostra le due ali tatuate sulle spalle e capisci che sotto la pioggia battente l’Inter sta consegnando all’epica una partita che aveva vinto e che aveva già perso. Si ricomincia coi tempi supplementari. Gli  dei dell’Olimpo scatenano gli elementi e piove a dirotto. Flick, che ha sempre gli occhi azzurrissimi fuori dalle orbite, si ripara col kway, l’elegantissimo Inzaghi se ne sbatte, che il completo scuro si infradici pure. Stanotte a San Siro è pugna. Del resto, in campo ci soo due filosofie calcistiche differenti. Ed è sempre da una sportellata di Thuram che nasce la rete piazzata di Frattesi, che ha prima la pressione altissima per l’esultanza e poi un vistoso  calo. L’Inter capisce che è sopra 4-3 e deve difendersi, il Barcellona non ci crede. Yamal prova a prendere la squadra per mano, ma Taremi si veste da incontrista e lo stoppa almeno tre volte e quando gli sguscia via è Sommer a volare col mantello o DeVrij a calamitare ogni pallone. E poi finisce una partita che vorresti non finisse mai: 3-3 al Camp Nou e 4-3 a San Siro. Che spettacolo, gente.

7 Maggio
Autore
Gian Luca Campagna

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