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Julio Velasco e quel vizio di essere sempre se stessi

Italvolley festeggia la vittoria all'Europeo

Il tecnico azzurro in conferenza non le manda a dire a chi rifiuta di indossare la maglia azzurra

Quello che ci ha sempre fregato sono le cose non dette. Detta così odora veramente da bar dello sport, ma è qualcosa di più profondo. Il pensiero subito corre al film ‘Le parole che non ti ho detto’ con Kevin Costner e Robin Wright, tratto dal romanzo di Nicholas Sparks. Fermo restando che la vita resta azione e che le parole hanno un peso specifico nelle conseguenze, Julio Velasco, l’attuale tecnico della nazionale femminile di volley, non le manda a dire. Vuoi per l’indole (è latinoamericano), vuoi per l’origine (padre peruviano, madre inglese, nato in Argentina, naturalizzato italiano), vuoi per la nascita (a La Plata, quella delle matite spezzate), vuoi per estrazione (vive e lotta a Buenos Aires durante gli anni della repressione della junta militar), vuoi per la formazione (è un tecnico motivatore, diploma in Educazione fisica e una manciata di esami alla laurea in Filosofia), vuoi per carriera (ha vinto l’impossibile con la generazione di fenomeni dell’Italvolley), Julio a margine della conferenza di presentazione delle Nazionali di volley s’è lasciato andare su alcune considerazioni: il perché del Barcellona (e della Spagna…) così forte? Semplice. “Fa giocare ragazzini come Yamal e Pedri, che in Italia non troverebbero mai spazio in prima squadra. Ci vuole più coraggio”. Chiedere news su Pafundi dell’Udinese, il primo nome tirato a caso. E poi l’affondo: “Per la Nazionale ho ricevuto quattro rifiuti da parte delle giocatrici. Perché magari preferiscono giocare le Olimpiadi ma non altro… Be’, sono fuori dal progetto”. Qualche giornalista azzarda sui nomi delle ‘rinnegate’, sicuro che mai e poi mai Velasco possa svelarli. Allora, non avete capito che per indole, origine, nascita, estrazione, formazione e carriera, Julio si concede il lusso di essere se stesso e di dire la verità. Ed ecco fuori i nomi.
6 Maggio
Autore
Gian Luca Campagna

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