Il giro del mondo col SalTo
Al SalTo è sempre una fiesta. Alla spagnola, come poco prima di correre l’encierro di Pamplona
Al SalTo è sempre una fiesta. Alla spagnola, come poco prima di correre l’encierro di Pamplona. Quindi, euforici e pronti ad accettare la bellezza della sfida e del destino. Stavolta si va per un firma copie presso la casa editrice Arkadia, sarda, e si sa i sardi non si sentono completamente italiani, sono sardi, quando salpano verso il resto dell’Italia non è un caso che ci apostrofano come ‘continente’, loro che hanno una storia ancora avvolta nel mistero dei nuraghi. Il nuovo romanzo profuma di esoticità, s’intitola ‘Il giardino dei nani solitari’ ed è un autentico viaggio on the road di José Cavalcanti, stavolta eroe deterritorializzato, che deve scortare due bambini sahrawi da Ceuta fino a Roma per farli ricongiungere a Roma. E il viaggio si snoda lungo l’itinerario dell’autopista del Mediterraneo che copre tutta la costa spagnola, quella francese e scende lungo la Liguria, la Toscana e il Lazio. Però, il SalTo non è solo autoreferenzialità, si coltivano relazioni e si rinsaldano amicizie: c’è Marino Magliani che presenta il suo ‘Romanzo olandese’, lui, autentico globetrotter che spazia come un eroe dei due mondi, dal Sudamerica ai polder come un olandese volante; c’è Diego Zandel e la splendida comitiva fiumana, guardano all’Est con un pizzico di nostalgia ma hanno l’animo mediterraneo, hanno voglia di tessere relazioni e ponti, perché i muri servono solo per le case e non per i confini ma soprattutto perché in una terra di frontiera quando sei scrittore della memoria i ponti metaforici contribuiscono a farti sentire meno solo; c’è Giorgio Ballario, l’autore del maggiore Morosini che vive le sue storie nell’Africa Orientale Italiana, che è il primo della classe, perché da sabauda si sente un po’ padrone di casa e un po’ colonizzatore in nome dell’unità del Bel Paese, così si toglie lo sfizio di presentare l’americano Scott Turow, romanziere da 30 milioni di copie, che torna con ‘Presunto colpevole’, ideale sequel finale del ‘Presunto innocente’ che ci tenne incollati anche al cinema. E poi c’è Guillermo Piro, l’amico di Buenos Aires, che lavora soprattutto come traduttore. E sono ore di racconti, aneddoti, riflessioni. E di ponti, perché stavolta l’oceano somiglia a una pozzanghera. La letteratura è un ponte. Di quelli saldi.
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