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La provincia pontina sempre più green in nome dell'idrogeno verde

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Il processo di decarbonizzazione passa per la produzione della fonte rinnovabile in casa propria: il caso IndEco e Findus

Una provincia a idrogeno verde. Alla faccia di un territorio che si dice arretrato ma che in realtà è avanti con la tecnologia green. La provincia di Latina, in particolare la parte nord, è a trazione idrogeno verde. Ma andiamo con ordine e partiamo dalla considerazione che nel contrasto al surriscaldamento globale, al cambiamento climatico e all’inquinamento rientrano ampiamente tutti quei progetti che guardano alla transizione energetica grazie alle fonti rinnovabili. La lotta è rivolta al sempre minor utilizzo dei combustibili fossili. E nella transizione energetica in atto, l’idrogeno verde si va affermando come una delle principali fonti energetiche sostenibili, perché è alla stessa stregua dell’energia solare ed eolica. La strada è ancora lunga ma i grandi numeri ci dicono che nel 2023, il mercato dell’idrogeno ha prodotto 70 milioni di tonnellate, ma più del 90% è stato generato da fonti non rinnovabili, come il gas naturale, producendo inevitabilmente emissioni di CO?, con soltanto una piccola frazione prodotta come idrogeno verde, generato senza emissioni di carbonio. Per limitare il costante aumento della temperatura globale è necessario che oltre il 20% dell’idrogeno venga prodotto da fonti green: ricordiamo che l’idrogeno verde si ottiene tramite l’elettrolisi dell’acqua, un processo in cui l’elettricità da fonti rinnovabili separa l’acqua in ossigeno e idrogeno, capace poi di produrre elettricità, alimentare i trasporti e sostenere l’industria, senza rilasciare anidride carbonica. Anzi, la previsione è che proprio all’interno dei grandi processi industriali la produzione di idrogeno verde ridurrà oltre il 50% le emissioni di CO? entro il 2050, diventando fondamentale come mossa per la transizione energetica.
In provincia di Latina il primo a produrre idrogeno verde è l’azienda IndEco, che ha gestito per anni parte della discarica di Borgo Montello ma dal 2018 ha trasformato quelle vasche di rifiuti in un grande hub energetico, cambiando la destinazione dei rifiuti e cominciando a produrre biometano ed energia solare mentre lo scorso gennaio ha presentato in un convegno pubblico dal titolo evocativo “L’energia green della Valle dell’Idrogeno: come il progetto Indeco si traduce nel futuro di Latina attraverso un modello virtuoso di produzione e gestione di energia rinnovabile” il progetto industriale chiamato ‘INDECO GREEN HYDROGEN HUB’, che ha avuto un riconoscimento dalla Regione Lazio rispetto al Bando PNRR – Hydrogen Valley ed è stato preso come modello virtuoso da una delle università più prestigiose al mondo, come la Khalifa University di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti).
Da anni nella ex discarica di Borgo Montello è cominciata la produzione di energia alternativa da parte di IndEco, intervento da valutare da tutti in termini estremamente positivi per la sua piena conformità ai più avanzati requisiti sulla produzione di energia rinnovabile, sanciti dalle regole europee del PNRR. Infatti, da ex discarica IndEco si trasformerà, ma più precisamente lo è già da diversi anni per via di una progressiva e costante produzione di energia rinnovabile derivante da biometano e pannelli solari, in un hub di produzione di idrogeno green seguendo le ultime innovative tecnologie. Non solo, qualche giorno fa IndEco è stata al centro di una visita studio da parte di una delegazione di sindaci del Senegal, all’interno di un progetto curato dalla Provincia di Latina, che ha portato gli amministratori pubblici nell’hub energetico di Latina proprio per aggiornarsi rispetto alle ultime novità in materia di transizione ecologica.
Ma l’impegno delle industrie del territorio nel contribuire al contrasto dell’inquinamento climatico, all’autosufficienza energetica e alla conversione green, si traduce anche nell’annuncio da parte dello stabilimento Findus, azienda leader nel settore surgelati, sito nell’area industriale di Cisterna di Latina, di essersi dotato già dal 2023 di un impianto solare da 2 MW, che si integra con un impianto di trigenerazione a turbina da 5,5 MW, di proprietà Grastim, azienda che ha realizzato il progetto. I pannelli fotovoltaici produrranno circa 2.400 MWh di energia elettrica all'anno, la cui quasi totalità sarà assorbita dallo stabilimento in autoconsumo, abbattendo di oltre il 20% il costo unitario di approvvigionamento dell’energia rispetto alla rete, mentre in termini di impatto ambientale si stima una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 1.180 t/anno. L’obiettivo è quello di dismettere la centrale turbogas da 5,5 MW per installarne una a trigenerazione di taglia inferiore (max 4,5 MWe) e potenza flessibile per bilanciarsi con l’energia fotovoltaica. I recuperi termici del modulo endotermico saranno integrati con le utenze frigorifere a bassa temperatura attraverso un gruppo frigorifero ad assorbimento: infatti, l’impianto è pensato per essere anche ‘hydrogen ready’, ovvero in grado di poter gestire fino al 20% di idrogeno in termini della potenza di input.
L’Unione Europea ha incluso l’idrogeno verde come punto fondamentale della sua strategia di decarbonizzazione nel Green Deal, con l’obiettivo di installare almeno 40 GW di elettrolizzatori entro il 2030. E così anche l’Italia ha integrato l’idrogeno verde nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), cercando di raggiungere il 2% della produzione energetica da idrogeno entro il 2030.
28 Maggio
Autore
G. C.

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