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USA: Carcere e multe per il Revenge Porn

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Stretta anche sui deepfake: Trump firma la legge

Tre anni di carcere e multe per chi diffonde materiale intimo, compresi i deepfake creati con l’intelligenza artificiale, senza il consenso delle persone rappresentate. Il Revenge Porn diventa reato federale, grazie alla legge bipartisan firmata dal presidente Usa Donald Trump lunedì durante una cerimonia nel Rose Garden della Casa Bianca.

“Con l’avvento dell’intelligenza artificiale nella generazione di immagini, innumerevoli donne sono state molestate con deepfake e altre immagini esplicite distribuite contro la loro volontà. Questo è sbagliato, terribilmente sbagliato”, ha dichiarato il presidente all’atto della firma aggiungendo che “è una situazione di grande abuso. E oggi la rendiamo totalmente illegale”.

Anche Melania firma (simbolicamente)

Accanto a lui la moglie Melania, che negli ultimi mesi ha molto sostenuto il provvedimento e che lo ha anche firmato, sebbene solo simbolicamente. “Dai, firmalo comunque. Te lo meriti”, le ha detto il presidente. La first lady ha descritto la legge come un “potente passo avanti nei nostri sforzi per garantire che ogni americano, in particolare i giovani, possa sentirsi maggiormente protetto da abusi della propria immagine o identità“.

Lo scorso marzo Melania Trump, durante una tavola rotonda con giovani vittime in cui discuteva il disegno di legge, aveva affermato: “È straziante vedere le giovani adolescenti, soprattutto le ragazze, confrontarsi con le enormi sfide poste dai contenuti online dannosi, come i deepfake“.

Cos’è sono Revenge Porn e deepfake

Il Revenge Porn consiste nel condividere un’immagine intima senza il consenso della persona rappresentata. Il deepfake porn consiste nel creare un’immagine, un audio o un video falso e sessualmente esplicito in modo che sembri reale, spesso avvalendosi dell’intelligenza artificiale.

Quest’ultima è una casistica nata e cresciuta negli ultimi anni, di pari passo con lo sviluppo della tecnologia e la sua diffusione verso un pubblico sempre più ampio. Ormai non solo è possibile, ma anche alla portata praticamente di chiunque, spogliare una persona partendo da una sua foto ‘normale’ o aggiungere il suo volto a contenuti sessuali, spesso pornografici. Un problema che ha riguardato anche celebrità e in generale personaggi pubblici, soprattutto donne.

Per fare un esempio, a inizio mese è stato chiuso uno dei più grandi siti web di deepfake con immagini non consensuali, dopo aver scoperto chi c’era dietro. ‘MrDeepFakes’ consentiva di caricare contenuti sessuali espliciti, non consensuali e modificati digitalmente in modo iperrealistico: a novembre 2023, ospitava 43mila video deepfake a sfondo sessuale con 3.800 persone. Video che sono stati guardati più di 1,5 miliardi di volte. Il 95,3% prendeva di mira donne famose, ma c’erano centinaia di casi di persone comuni, e oltre 1000 video con scene di stupri e abusi.
I dati emergono dalla ricerca sul tema deep fake condotta nel 2024 dai ricercatori della Stanford University e dell’Università della California di San Diego, che offre, tra le altre cose, anche una spiegazione del fenomeno: la gratificazione sessuale, nonché la degradazione e l’umiliazione delle vittime.

Va precisato che secondo molti l’espressione ‘Revenge Porn’ non è esatta, perché parlare di vendetta (Revenge) fa pensare che la diffusione non consensuale del materiale sia stata scatenata da un comportamento della vittima, che in qualche modo dunque ‘lo meritava’ o ‘se l’era cercata’.

Cosa prevede il Take It Down Act

Secondo il Take It Down Act, è un reato federale pubblicare o minacciare di pubblicare immagini intime di una persona, comprese quelle create artificialmente, senza il suo consenso o con intenti dannosi. Le piattaforme dei social media sono dunque obbligate a rimuovere tali immagini entro 48 ore dalla richiesta della vittima e a impedire la circolazione di copie. Un punto importante è che il consenso alla creazione di un’immagine esplicita non implica automaticamente il consenso alla sua condivisione.

La libertà di parola dovrebbe invece essere garantita dal fatto che la nuova normativa si applica alla “pubblicazione consapevole” di immagini intime non consensuali (foto e video pornografici realistici, generati al computer, che ritraggono persone reali e identificabili) e richiede che il contenuto generato artificialmente soddisfi un test per cui una “persona ragionevole” non lo distingua da un’immagine autentica.

“Il Take It Down Act proteggerà le vittime dello sfruttamento digitale, riterrà le piattaforme Internet responsabili, obbligandole a rimuovere tali immagini dalle loro piattaforme, e renderà giustizia alle vittime consentendo ai pubblici ministeri di perseguire coloro che pubblicano online immagini esplicite non consensuali”, ha detto ai giornalisti la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.

A livello statale c’erano già delle norme, in ambito civile o penale, che si occupavano della questione, producendo una certa varietà nella classificazione dei reati e delle pene. Inoltre, spesso le vittime dovevano faticare per far rimuovere le immagini incriminate. Ora il Revenge Porn, anche tramite deepfake, diventa reato federale, con norme comuni per tutti gli Stati. La legge è stata proposta congiuntamente dal senatore repubblicano Ted Cruz (Texas) e dalla senatrice democratica Amy Klobuchar (Minnesota) e ha ottenuto un sostegno trasversale, passando alla Camera con 409 sì e 2 no e al Senato all’unanimità.

Le critiche al Take It Down act

Big Tech come Meta, TikTok e Google hanno sostenuto il Take It Down act. Ma non sono mancate le critiche da parte di alcune associazioni per i diritti digitali, secondo cui la vaghezza con cui la legge è formulata rischia che si vadano a colpire le attività pornografiche legali o il materiale LGBTQ. Le associazioni hanno anche espresso preoccupazioni per la privacy e il giusto processo.

“Nella sua attuale formulazione, la legge impone un sistema di notifica e rimozione che minaccia la libertà di espressione, la privacy degli utenti e il giusto processo, senza affrontare il problema che pretende di risolvere”, ha dichiarato l’Electronic Frontier Foundation, un gruppo di difesa dei diritti digitali. “I contenuti leciti, tra cui satira, giornalismo e discorsi politici, potrebbero essere censurati ingiustamente”, ha continuato EFF.

Le associazioni sottolineano poi che le 48 ore previste per l’eliminazione del contenuto segnalato sono un tempo breve che costringerà i fornitori di servizi online, soprattutto quelli più piccoli, a procedere senza verificare la richiesta, cosa che apre al pericolo di eventuali censure. Anche i filtri automatici per individuare i duplicati, che verranno usati, spesso si allertano per contenuti legali.

Insomma, chi critica la legge avvisa che alcuni utenti potrebbero segnalare contenuti che semplicemente non gradiscono, e che dunque la questione vada a toccare la libertà di parola.

 

21 Maggio
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