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Gaza, se genocidio non va bene, possiamo parlare di mattanza

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Intellettuali e politici disquisiscono sui termini corretti ma nella Striscia si continua a morire

Mentre nella Striscia di Gaza ogni giorno centinaia di civili, donne, uomini e bambini, continuano a morire sotto il fuoco dell'esercito israeliano che, ufficialmente per rispondere all'attentato del 7 ottobre 2023 da Hamas, in 2 anni ha causato decine di migliaia di morti tra la popolazione, e i politici italiani, europei e mondiali, continuano a schierarsi da una parte (lo Stato di Israele) o dall'altra (il popolo Palestinese), il primo assurdo che traspare è che un esercito per colpire un'organizzazione terroristica, stia sfollando un popolo intero. 

In questo drammatico contesto c'è chi, proprio a proposito delle azioni messe in campo da Israele a Gaza, c’è chi si ferma a filosofeggiare sulla correttezza o meno del termine genocidio (secondo la definizione adottata dall'ONU, si intendono gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso).

Se il problema è questo, vogliamo allora parlare di mattanza?

Il termine "mattanza" ha due significati principali: in senso proprio e tradizionale, è la pesca del tonno rosso che avviene nelle tonnare, un'antica usanza siciliana e meridionale di catturare e uccidere i tonni imprigionati a colpi di arpione. In senso esteso e figurato, "mattanza" può significare una strage, massacro o carneficina di persone.

Ecco, per rendere l'idea di cosa succede a Gaza, si può parlare di mattanza, di un popolo sfollato da dove abita e perchè? Per quello che dice Smotrich? Il ministro israeliano Smotrich nei giorni scorsi ha dichiarato: “Gaza è una miniera d’oro immobiliare, già avviati i negoziati con gli Usa per la spartizione”

20 Settembre
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